Perché il patrimonio non può essere divertente?

 

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Mario è un turista. Scivola per la galleria di un museo come un pesce, ha poca motivazione perché spaventato del peso della storia che lo circonda. Vuole raggiungere velocemente l'uscita per respirare e riposarsi. Dirà ai suoi amici che tutto è andato bene.

Maria è una cittadina. Corre per la città come un coniglio che cerca la sua tana. La sua attività febbrile le impedisce di fermarsi e scoprire quel patrimonio che incontra ogni giorno. Attraversa i monumenti storici, senza riconoscerli, l’architettura è invisibile ai suoi occhi e passeggia in mezzo a paesaggi urbani tipici senza saperlo. Come un vicino di casa del 3° piano o la vecchia signora del bus n° 13, i loro volti le sono familiari, ma non ha mai avuto l'opportunità di conoscerli.

Luigi è uno studente. Non ama come la storia e la geografia vengono insegnate a scuola, ma ha passione e curiosità da vendere. Tuttavia non ha alcuna possibilità di accedere a un patrimonio a lui distante e ritiene che la cultura sia un affare elitario che non lo riguarda.

Soli, demotivati, disinteressati. È così che turisti, cittadini e giovani si sentono dinanzi al patrimonio che li circonda?

Ora vi chiedo se esiste un'altra porta d’accesso al patrimonio. Immaginate uno scenario differente. Mario è guidato da un narratore che trasforma la sua ansia in una visita indimenticabile. Grazie a degli amici, Maria trova finalmente l'opportunità di esplorare il suo quartiere. Luigi si interessa finalmente al patrimonio perché vede in esso un'avventura epica, a portata di mano.

La cultura non è una semplice somma di informazioni lette su internet o su un depliant. Si tratta di una attività fatta di curiosità, discussioni ed esplorazione dell'ignoto, di un'indimenticabile avventura da fare in compagnia.

 

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